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Ecologia digitale

Anna Mancuso di Fiber
Anna Mancuso di Fiber
30 agosto 2022
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Ecologia digitale
Il digitale, proprio per il suo carattere poco visibile o tangibile, sembra non produrre inquinamento; raramente ci soffermiamo a pensare che quando inviamo un messaggio in WhatsApp, questo messaggio abbia bisogno di energia per viaggiare e di uno spazio dove essere conservato, spazio che anch’esso consuma energia. Allo stesso modo non ci rendiamo conto che quando compiamo una ricerca online la nostra richiesta venga elaborata utilizzando complessi algoritmi che, anch’essi, richiedono energia e contribuiscono all’aumento delle emissioni inquinanti.

Se è vero che la dematerializzazione di molte attività e procedure favorisce la sostenibilità ambientale, è vero anche che il digitale consuma e inquina.

Esserne consapevoli è un primo passo per acquisire abitudini migliori e contribuire così alla salvaguardia del pianeta.

Quattro ore di un video in streaming in alta definizione consumano quanto un frigorifero in una settimana, l’invio di una mail con un allegato immette nell’atmosfera 50 grammi di CO2.

Potreste pensare che in fondo non è molto ma questa semplice stima non tiene conto delle molte altre attività che quotidianamente svolgiamo e che implicano l’utilizzo del web come condividere messaggi, fotografie, video o partecipare a chiamate e videochiamate.

Tutto questo senza contare l’inquinamento derivato dai Data Center dove i nostri dati vengono immagazzinati ed elaborati e che talvolta richiedono, per il loro funzionamento, centrali elettriche totalmente dedicate.

L’allenamento di un modello di Intelligenza Artificiale pare che emetta tanta anidride carbonica quanto cinque automobili in tutto il loro ciclo di vita.

In generale il settore dell’Information Technology sembra responsabile del 4% delle emissioni di CO2 , valore che pare destinato a triplicare entro il 2025.

Un altro dato da tener presente sono i rifiuti veri e propri, cioè lo smaltimento dei vecchi dispositivi con il loro carico di materie prime preziose e/o altamente inquinanti che solitamente vengono differenziate e in parte recuperate in zone povere del mondo, in luoghi insalubri e per retribuzioni irrisorie. Questa nuova forma di schiavitù non è l’unica legata al digitale, ma sicuramente è una delle più raccapriccianti.

Che fare quindi? Quali pratiche di ecologia digitale possiamo imparare e insegnare ai nostri figli?

Ecco alcuni primi pratici consigli:

• Quando rispondiamo ad una mail che ha degli allegati, togliamo gli allegati. Non serve infatti rispedire ogni volta ciò che abbiamo condiviso in precedenza.

• Eliminiamo l’iscrizione a newsletter che non leggiamo mai.

• Quando condividiamo immagini o video spesso non serve che siano in alta definizione, per essere visualizzati su uno schermo è sufficiente una bassa o media risoluzione.

• Cancelliamo gli account che non ci servono più.

• Utilizziamo l’archiviazione in Cloud solo per file necessari e importanti: davvero ci serve salvare tutte e le 12 versioni di una stessa fotografia?

• Eliminiamo file e App che non sono più utilizzati.

• Spegniamo i dispositivi quando non li utilizziamo, non lasciamoli in stand by.

• Scarichiamo i film anziché guardarli in streaming, in questo modo richiediamo i dati al server una sola volta invece di alimentare una comunicazione costante.

• Condividiamo sui social network informazioni di valore e non tutto ciò che ci passa sotto il naso o per la testa.

• Acquistiamo dispositivi ricondizionati per allungare il ciclo di vita degli oggetti.

Fonti: Il Sole 24 ore https://www.ilsole24ore.com/art/quanto-inquina-nostra-vita-digitale-e-cosa-possiamo-fare-AEQc2wf?refresh_ce=1 – Wired https://www.wired.it/internet/regole/2020/11/11/ecologia-digitale-cybersecurity/ – Altroconsumo https://www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/vivere-sostenibile/speciali/impatto-ambientale-del-digitale

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L'autore

Anna Mancuso di Fiber

Formatrice STEAM e Consulente pedagogica di Fiber