BENESSERE

Perchè meditiamo?

Demetrio Battaglia
Demetrio Battaglia
30 agosto 2023
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Perchè meditiamo?
Abbiamo affrontato molte volte questa tematica in questa rubrica, ma oggi vorrei darvi qualche altro tassello su cui riflettere in modo che, alle spalle della meditazione, non vi non sia sempre e solo l’idea di stare meglio, di dormire meglio, di abbassare i livelli di stress. Tutti motivi che sono diventati i mantra su cui si fonda l’insegnamento moderno delle pratiche meditative e che, sinceramente, mi sta piuttosto stretto.

Meditare è a mio avviso un’arte e mi spiego meglio. Arte è, secondo l’etimo, l’esercizio della virtù quindi, quando intraprendiamo un’attività che in noi nutra e alimenti le virtù allora esercitiamo un’arte.  Il tempo che durante il giorno dedicate alla meditazione è un tempo che non esiterei a definire sacro, proprio in virtù di quanto detto poc’anzi.
Lo spazio sacro che si crea nell’atto di esercitare questa virtù ci conduce ad un contatto profondo, vero, reale con noi stessi. Si tratta di intraprendere un viaggio che scardini, perdonate la durezza del termine, anni e anni di cristallizzazioni, pregiudizi, preconcetti che ci hanno condotto alle sofferenze che abbiamo vissuto.
“Il dolore è un grande maestro”, mi disse un monaco durante un ritiro di meditazione, e di questo sono certo, ma se attraverso questa disciplina posso anticipare ed evitare tali esperienze perché non farlo?
Nella pratica meditativa si raggiunge, con tempo e pazienza, uno stato dell’essere in cui esiste solo il momento presente, ma quel momento è l’eternità stessa e quindi si vive nell’eterno e nell’eterno la pienezza è assoluta, non si manca di nulla e quindi nulla è in grado di produrre sofferenza.
È la mente reattiva e concreta che, per sua natura, proietta nel futuro e nel passato e, queste proiezioni, altro non sono che le angosce per ciò che ancora non è e i rimorsi per ciò che già è stato. Questo modo di vivere, conosciuto a tutti, è per sua natura foriero di problemi e di sofferenza. La meditazione ci aiuta a rimanere nell’unico tempo realmente esistente: l’ora, l’adesso. In quel tempo il dolore psicologico semplicemente non esiste, non è in grado di emergere per cui l’esperienza della vita diventa piena, luminosa, potente.

Penso tutti comprendiate, da queste poche parole, quanto diventi interessante l’atto meditativo se visto da questa prospettiva. È chiaro, e non lo nego, che nel momento della pratica esiste anche il rilassamento, il risollevarsi dallo stress e l’aiuto per riposare meglio.
Quindi ben vengano le pratiche di questo tipo che senz’altro continuerò ad insegnare con grande gioia, ma credetemi, sarebbe molto riduttivo iniziare un percorso di meditazione con questo solo intento.

Il mio consiglio, quello che sempre do ai miei allievi, è di iniziare per assaporare i primi risultati e così appassionarsi alla pratica, ma non tralasciare mai il concetto che, la pratica della meditazione, intende liberarci dalla sofferenza, dalla radice della sofferenza. L’intenzione è quella di raggiungere lo stadio di Liberato in Vita, di Buddha e scusate se è poco…

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L'autore

Demetrio Battaglia

Ricercatore, scrittore e informatico