CULTURA

PAGINAPIEGATAARTE

Claudio Brunello
26 giugno 2023
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PAGINAPIEGATAARTE
Questo mese voglio parlarvi dell'affascinante mondo dell'Arte Informale, un fare arte che si sviluppò e impose in Europa negli anni '50-'60, e che ancor oggi è espresso da moltissimi artisti “epigoni” di quel fantastico e libero periodo. L'Arte Informale si pone come una sorta di baluardo europeo all'Action Painting americana e, per una certa affinità, con il Movimento Gutai giapponese (di cui vi parlerò il mese prossimo), certamente con aspetti diversi, ma con una forte componente narrativa, concettuale e performativa. L'Arte Informale è un fare che continua il suo cammino in pieno contrasto con la pittura classica con cui non ha più niente a che vedere, è un’esperienza aperta, si qualifica quale puro atto di esistenza; si contraddistingue come un atto che registra o riproduce il flusso della vita. L'informale si è poi rapidamente propagato a quasi tutti i Paesi continentali europei (Italia, Spagna, Germania, Austria, Belgio), fino a trasformarsi nella tendenza dominante degli anni '50 e restare poi presente fino a oggi.
La personalità di spicco inizialmente è stato l'artista francese Jean Fautrier (1898-1964), che affermava: “ciò che conta è la necessità di provare un'emozione e di esprimerla”. Il termine “Informel” venne coniato nel 1951 dal critico francese Michel Tapié (1909-1987) nel tentativo di unificare varie tendenze espressive del tempo, causate dalla follia della guerra. Nell’ambito dell’Informale, vi sono tre principali espressioni: INFORMALE GESTUALE, MATERICO e SEGNICO. Cominciamo dal primo, in cui il colore è steso con gesto istintivo, quasi violento. All'estero il più conosciuto degli artisti italiani fu Afro Basaldella (1912-1976): affascinante è la sua capacità di eseguire campiture sfumate a fare da “bordone”, ovvero sfondo, a segni decisi e a volte capaci di evocazione prelinguistica. Differente da Afro, si impone a livello mondiale il francese George Mathieu (1921-2012), considerato uno dei padri dell'astrazione lirica: il suo gesto crea segni dalla forte connotazione orientale (simili a ideogrammi), realizzati su grandi tele o superfici, come intere pareti di teatri, con un'esecuzione che utilizza grandi pennelli, spesso branditi come lance, colpendo la tela con un forte coinvolgimento corporeo in performance teatrali, e accompagnato da musicisti e pubblico, ammaliando l'osservare con la decisione e determinatezza con cui l'artista interveniva sulla tela. In Italia il più famoso è Emilio Vedova (1919-2006), artista veneziano dalla forte personalità. I suoi quadri escono dai confini tradizionali, si scompongono in più elementi, si piegano, si aprono, acquisiscono la terza dimensione, spesso anche su grandi superfici tonde bifacciali chiamate “Dischi”, o con più pannelli scorrevoli su binari chiamati “Plurimi”, creando così sculture e installazioni. Vedova dipinge con energia, dialogando con la superficie, risultando molto coinvolgente nella sua esecuzione. Altro artista italiano per l’aspetto segnico fu Emilio Scanavino (1922-1986), il quale pone il suo agire su un piano costruito estetizzante, mantenendo un alto valore di pulizia e raffinatezza. Agisce con un'azione pensata, dove è frequente una sorta di gomitolo segnico, che è la sua cifra stilistica. Lo spazio che crea forma strutture quasi architettoniche con pagine quadrettate, dove inserisce questa sua gestualità compressa e inestricabile. Molti suoi lavori sono intitolati “Alfabeti” o “Tramature”, opere in cui unisce raffinatezza in spazi di singolare equilibrio, giocando, oltre che con il segno/gesto ricorrente, con l'uso della tricromia primaria, ovvero il bianco, il nero e il rosso. Giuseppe Capogrossi (1900-1972) è un altro artista italiano che del segno fa la sua direzione. Dopo un periodo iniziale figurativo, nel 1949 vira verso un fare astratto, realizzando composizioni in cui si dispongono, in una tessitura grafica variabile, una serie di segni che caratterizzeranno tutta la sua produzione, facendolo assumere fra i principali esponenti dell'informale segnico. Capogrossi crea una sorta di marchio di fabbrica narrativo riconoscibilissimo, le sue “forchette”: esse sono misure spaziali, ovvero sintetizzano la larghezza, altezza e la profondità di un qualsiasi immaginario oggetto deciso sulla superficie della tela. Con l'italo americano Cy Towmbly (1928-2011) emerge un altro aspetto dell'informale segnico, fatto di motivi e segni impregnati da una forte azione poetica, suggerendo scritture inventate, sorta di segni comunicanti emozioni quasi leggibili. Gastone Novelli (1925-1968) è l'artista meno conosciuto del periodo, il cui impegno politico sarà sempre presente in tutta la sua opera, diventando il tema centrale della sua vita e, quindi, della sua pittura, in cui la parola/frase diventa segno che s'immerge nell'astratto in una sorta di narrazione emotiva. Singolare è l'artista Carla Accardi (1924-2014), un'artista italiana, che con la sua pittura ha contribuito dal 1947 all'affermazione dell'astrattismo in Italia. La ricerca di Carla Accardi procede nella direzione dell'automatismo segnico fino all'inizio degli anni Sessanta. L'italo/argentino Lucio Fontana (1899-1968) è l'artista che apre un “portone” alla conquista dello spazio e a molte ricerche degli anni '60. Le sue tele portano impresso il segno di gesti precisi dell'artista che maneggia lame di rasoio, coltelli e seghe. Fontana aspirava a creare una nuova dimensione attraverso l’arte, l'infinito. Nelle sue opere troviamo gesti/azioni apertamente provocatori su uno sfondo monocromo: egli incide, fora la tela con uno o più tagli, facendo dell'opera una superficie tridimensionale. Il suo agire sposta l'attenzione dal dipinto allo spazio che crea in esso. (1)
La corrente fa emergere un inserimento del tutto singolare nel mondo dell’arte, ovvero l'uso della materia, aspetto del tutto estraneo in ambito artistico. L’informale materico s'impone in tutta Europa con diversi artisti, tra cui i più importanti del XX secolo sono lo spagnolo Antoni Tapies (1923-2012) e l'italiano Alberto Burri (1915-1995). Vi parlerò di loro nel prossimo numero.

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L'autore

Nato nel 1954 a Rossano Veneto (VI), da una famiglia di agricoltori che si trasferiscono a Torino quando ha pochi mesi di vita. La sua formazione culturale, fino ai venti anni, avviene nel capoluogo piemontese. Nel 1972 si diploma vetrinista di abbigliamento e tessuti con il massimo dei voti, suo insegnante di scenotecnica è Claudio Rotta Loria, affermato artista piemontese. Nel 1973 vince il Premio "Cairoli" Concorso d’arte contemporanea, più volte segnalato in diversi Premi d’Arte, ed è invitato a partecipare alla realizzazione di una grande tela "Giovani per i Giovani", eseguita dal vivo nella città di Chieri (TO). Stimato dal critico d’arte Aldo Passoni, al tempo Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Torino, che lo inserisce nell’importante mostra collettiva "Piemonte Segno ‘74" alla Galleria d’arte Giorgi di Firenze. Nel 1974 avviene il trasferimento a Bassano del Grappa, dove tuttora risiede e crea con il fratello Giuseppe la discoteca "Shindy", uno dei locali, oggi, storici di Bassano. Nel 1977 si sposa con Daniela Scotton e fa nascere "Radio Bassano 104" una delle primissime radio libere della zona. Nel 1987 Il suo fare arte dall'iniziale Op-art, muta verso la più libera arte informale, attratto dalla genesi del gesto e la forza comunicativa del segno e, non ultimo, dal fascino tattile della materia. Nel 1983, con la moglie e il fratello Giuseppe crea il celebre locale "Ottocento". Nel 1988 è socio fondatore e presidente dell’Associazione Culturale "ACAV ‘88" e l’anno seguente fino al 1991 fa parte della Commissione artistica della "Chiesetta dell’Angelo" spazio espositivo bassanese. Nel 1999, sempre a Bassano del Grappa, realizza e dirige all’interno del noto locale "Ottocento" uno spazio denominato "PAGINAPIEGATA art gallery" dedicato esclusivamente all’Arte contemporanea e alla cultura. Ne cura la programmazione fino alla chiusura nel Luglio 2007 (organizzando oltre 40 mostre di artisti locali e 100 proiezioni d’arte contemporanea). Nel 2002 inizia il periodo tuttora in essere delle tele di formato quadrato, che singole o associate fra loro nella fattispecie di cellule/parole o tessere autonome creano possibili assemblaggi in continua mutazione. Dal 2007 si dedica all’arte a tempo pieno, come curatore, promotore e naturalmente artista. Nel 2010, 2011 e 2014 ha tenuto laboratori sul movimento Dada, sull’Arte Povera e sulla Trash art al Liceo d’arte "G. De Fabris" di Nove - VI. Nel 2013 crea un ciclo di incontri dedicato alla creatività dal nome "Pagina Piegata - intrecci d’arte", coinvolgendo: artisti, fotografi, scrittori, musicisti e critici d’arte. Nel 2014 ha iniziato con il figlio Nicolò il progetto "Contenitori d’identità", consistente nell’ideazione e produzione di oggetti di complemento d’arredo con caratteristiche concettuali. Nel 2019 è curatore delle mostre realizzate nella sede bassanese di Allianz e dello Spazio Olimpia. Dal 2020 crea il canale YouTube "PaginaPiegataArte" dove spiega l'arte contemporanea. Nel 2022 pubblica il libro "Pagina Piegata - introduzione all'arte contemporanea dal II° dopoguerra ad oggi". Sempre nello stesso anno è inserito nell'Archivio Ezio Bosso di Torino. E' socio fondatore dell'Associazione culturale "Dif-Fusione 88" che si occupa di promozione del contemporaneo in tutte le sue forme. Ha esposto in Italia e all’estero, sue opere sono presenti nella Galleria d'arte Anna Breda Arte e Design di Padova, in negozi di design d’arredo e in collezioni private e pubbliche.