CULTURA

paginapiegataarte - Ottobre 2023

Claudio Brunello
25 settembre 2023
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paginapiegataarte - Ottobre 2023
Negli anni '60 il mondo dell'arte è pervaso da un clima di eccesso d'energia, accumulata e manifestata da correnti o gruppi, non più in successione, ma in alternanza, e in una sorta di sovrapposizione, accavallamento, fusione, opposizione. Gli anni Sessanta vedono in tutto il mondo straordinari fermenti: molti artisti avvertono l’urgenza di riformare e aggiornare le loro basi operative, i loro strumenti e i loro contenuti espressivi. Seducente è l’inizio del decennio, con l’emergere di una generazione che si riconosce nella musica beat e nei gruppi rock: Beatles, Rolling Stones, Who, Pink Floyd, Cream, The Doors, Velvet Underground, e musicisti come Jimi Hendrix o Janis Joplin. Molti artisti, specie nel mondo musicale, si proclamano bisessuali, caratteristica testimoniata anche dal loro look; uno su tutti, David Bowie. Allo stesso tempo, si celebrano nuovi modelli di bellezza femminile a loro opposti, come Marilyn Monroe e Twiggy o Veruschka. Ancora, il cinema come arte crea “Easy Rider”, “Blow Up”, “Zabriskie Point”, “Il sorpasso”, “La dolce vita”, “Un uomo da marciapiede”, l'inquietante “La notte dei morti viventi” e il super film di fantascienza “2001 Odissea nello spazio”. Gli anni Sessanta portano poi alla luce nuovi termini: hippies, femminismo, happening, performance; emerge il significato della parola “inquinamento” e, al termine del decennio, fa la sua comparsa l’importante concetto di “terrorismo”. Allo stesso tempo, la parola “borghese” assume significati negativi e si diffondono nuovi atteggiamenti come “sesso e droga liberi”, il termine “bisessuale”, slogan famosi come “l’immaginazione al potere”, e si parla di “società di massa”.
Un altro fattore importantissimo è la nascita di un nuovo potere, incarnato dalla “pubblicità”: con il maggiore spazio che via via essa occupa nel sociale, porta numerose fasce di popolazione all’accumulo incontrastato e compulsivo di beni di consumo. Nella vita quotidiana si fa spazio, pertanto, un fenomeno comportamentale che influenzerà in modo radicale la società futura: il “consumismo”. Questo diventerà un decennio riassumibile con la frase: “tutto e il contrario di tutto”. L’azione artistica riconquista uno spazio vitale, confrontandosi con una comunicazione estesa e capillare con nuovi mezzi di persuasione. Anche il comportamento errato è considerato come occasione di senso inedito, e diventa perciò interessante. Date queste premesse, il pubblico e la critica sono disorientati, ci si interroga su che cosa legittimi un oggetto in quanto opera: i parametri di bellezza e perizia che erano adatti a leggere l'arte nata prima del Novecento non risultano più efficaci. La sua identità dipende dai contesti in cui si trova a essere interpretata. Possiamo ipotizzare che gli artisti cerchino il senso della storia, della vita, dell'essere con consapevolezza e tentino di comunicarcelo attraverso segni inediti, non verbali e condivisi. Sulle macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale sta nascendo una società che vede nella produzione di massa dei beni di consumo e nelle moderne tecnologie domestiche (lavatrici, frigoriferi, televisori, ecc.) un evidente segnale di progresso. Con la Pop Art (dal termine “popular”) si cerca un fare arte di facile presa. Questa nuova corrente è in realtà nata in Inghilterra con l'artista Richard Hamilton (1922-2011), tuttavia è negli USA che si impone, per poi diffondersi in tutto l'Occidente. La Pop Art è una sorta di canto del popolo, che è comprensione, pur nella sua intrinseca complessità, delle icone del consumismo, inteso come cultura dell'essere. Pertanto, nella società statunitense degli anni Sessanta, gli idoli da venerare non si trovano più nelle chiese, ma negli schermi dei televisori, sui cartelloni pubblicitari dei cinema con i loro eroi, nelle immagini colorate dei rotocalchi e dei fumetti, ma anche negli scaffali dei supermercati. Tutti questi elementi luccicanti e attrattivi diventano soggetti nelle opere d’arte. Al mondo in bianco e nero della prima metà del secolo, si contrappone quello sgargiante, colorato ed eccessivo del benessere, che sembra essere alla portata di tutti. Cambiano i valori, cambia la visione del mondo e cambia la società. La Pop Art sfrutta proprio le modalità di comunicazione e la filosofia della società dei consumi, trasformandole in Arte. Emerge un immaginario urbano nuovo e affascinante, caratterizzato da una società sempre più massificata, dove i media (televisione, giornali e pubblicità) e i beni di consumo rubano spazio ai valori tradizionali, rendendosi primari essi stessi. La Pop Art esalta tutto questo. Come ogni corrente artistica è figlia del suo tempo. Le sue opere non sono più spazio della rappresentazione di un contesto, ma spazio della presenza fisica di oggetti o personaggi, icone dei media e nella realtà quotidiana tipicamente americana che si sviluppano, in special modo nella New York glamour.
L'icona della Pop Art americana è Andy Warhol (1928-1987), il maggiore esponente che, più di tutti, e riuscito a cogliere il cuore dell’America degli anni Sessanta, con i suoi miti e i suoi punti di riferimento, rappresentando attrici come Marilyn Monroe, politici come J.F. Kennedy, prodotti industriali come i barattoli della zuppa Campbell, la Coca-Cola, le scatole Brillo, o, ancora, le drammatiche immagini della sedia elettrica o l'incidente d'auto. Tutto ciò è una denuncia al desiderio, al voyeurismo, dimostrazione di come l’Arte sia un prodotto “da consumare”. La ripetizione era il suo metodo di successo, infatti, per mezzo della serigrafia riusciva ad arrivare a un pubblico più vasto. Riproduceva su grosse tele moltissime volte la stessa immagine, alterandone i colori (vivaci e forti); riusciva a svuotare di ogni significato le immagini che rappresentava proprio con la ripetizione dell'immagine stessa su vasta scala. La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato all'interno di un museo o di una mostra, era una provocazione nemmeno troppo velata: l'arte doveva essere "consumata", come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Creò anche la Factory, dove produsse il noto gruppo rock dei Velvet Underground, in cui militava il celebre Lou Reed, disegnandone la copertina, la famosa banana sbucciabile. (1)

(1) Pagina Piegata - "Introduzione all'Arte Contemporanea" presente nelle librerie di Bassano del Grappa e Vicenza alla Libreria Traverso in Corso Palladio.

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L'autore

Nato nel 1954 a Rossano Veneto (VI), da una famiglia di agricoltori che si trasferiscono a Torino quando ha pochi mesi di vita. La sua formazione culturale, fino ai venti anni, avviene nel capoluogo piemontese. Nel 1972 si diploma vetrinista di abbigliamento e tessuti con il massimo dei voti, suo insegnante di scenotecnica è Claudio Rotta Loria, affermato artista piemontese. Nel 1973 vince il Premio "Cairoli" Concorso d’arte contemporanea, più volte segnalato in diversi Premi d’Arte, ed è invitato a partecipare alla realizzazione di una grande tela "Giovani per i Giovani", eseguita dal vivo nella città di Chieri (TO). Stimato dal critico d’arte Aldo Passoni, al tempo Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Torino, che lo inserisce nell’importante mostra collettiva "Piemonte Segno ‘74" alla Galleria d’arte Giorgi di Firenze. Nel 1974 avviene il trasferimento a Bassano del Grappa, dove tuttora risiede e crea con il fratello Giuseppe la discoteca "Shindy", uno dei locali, oggi, storici di Bassano. Nel 1977 si sposa con Daniela Scotton e fa nascere "Radio Bassano 104" una delle primissime radio libere della zona. Nel 1987 Il suo fare arte dall'iniziale Op-art, muta verso la più libera arte informale, attratto dalla genesi del gesto e la forza comunicativa del segno e, non ultimo, dal fascino tattile della materia. Nel 1983, con la moglie e il fratello Giuseppe crea il celebre locale "Ottocento". Nel 1988 è socio fondatore e presidente dell’Associazione Culturale "ACAV ‘88" e l’anno seguente fino al 1991 fa parte della Commissione artistica della "Chiesetta dell’Angelo" spazio espositivo bassanese. Nel 1999, sempre a Bassano del Grappa, realizza e dirige all’interno del noto locale "Ottocento" uno spazio denominato "PAGINAPIEGATA art gallery" dedicato esclusivamente all’Arte contemporanea e alla cultura. Ne cura la programmazione fino alla chiusura nel Luglio 2007 (organizzando oltre 40 mostre di artisti locali e 100 proiezioni d’arte contemporanea). Nel 2002 inizia il periodo tuttora in essere delle tele di formato quadrato, che singole o associate fra loro nella fattispecie di cellule/parole o tessere autonome creano possibili assemblaggi in continua mutazione. Dal 2007 si dedica all’arte a tempo pieno, come curatore, promotore e naturalmente artista. Nel 2010, 2011 e 2014 ha tenuto laboratori sul movimento Dada, sull’Arte Povera e sulla Trash art al Liceo d’arte "G. De Fabris" di Nove - VI. Nel 2013 crea un ciclo di incontri dedicato alla creatività dal nome "Pagina Piegata - intrecci d’arte", coinvolgendo: artisti, fotografi, scrittori, musicisti e critici d’arte. Nel 2014 ha iniziato con il figlio Nicolò il progetto "Contenitori d’identità", consistente nell’ideazione e produzione di oggetti di complemento d’arredo con caratteristiche concettuali. Nel 2019 è curatore delle mostre realizzate nella sede bassanese di Allianz e dello Spazio Olimpia. Dal 2020 crea il canale YouTube "PaginaPiegataArte" dove spiega l'arte contemporanea. Nel 2022 pubblica il libro "Pagina Piegata - introduzione all'arte contemporanea dal II° dopoguerra ad oggi". Sempre nello stesso anno è inserito nell'Archivio Ezio Bosso di Torino. E' socio fondatore dell'Associazione culturale "Dif-Fusione 88" che si occupa di promozione del contemporaneo in tutte le sue forme. Ha esposto in Italia e all’estero, sue opere sono presenti nella Galleria d'arte Anna Breda Arte e Design di Padova, in negozi di design d’arredo e in collezioni private e pubbliche.