Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa - Palazzetto Tito, Sestiere Dorsoduro, Venezia, VE, Italia

ENDLESS SPIRAL

CULTURA
Dal 20 aprile al 1 settembre 2024
In giornata
ENDLESS SPIRAL

American Art (MOLAA) presenta la mostra personale 

THE ENDLESS SPIRAL: BETSABEÉ ROMERO 


Evento Collaterale 

della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 


Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa 

Piazza San Marco, 71C 


20 aprile - 1° settembre 2024 


Tra gli eventi collaterali ufficiali della 60. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, la  Mostra personale e progetto di ricerca dell’artista messicana Betsabeé Romero, dal titolo The endless  Spiral, è organizzata dal Museum of Latin American Art (MOLAA) di Long Beach CA e curata da Gabriela  Urtiaga, storica dell’arte e ricercatrice argentina, Chief curator del museo stesso. 

L’esposizione si propone di esplorare il percorso artistico di Betsabeé Romero attraverso opere commissionate e nuove  installazioni, ed è il risultato della lunga relazione tra l’artista e il Museo Molaa. Il suo lavoro infatti fa parte della  collezione permanente del Museo e, al termine della mostra come Evento Collaterale della 60. Esposizione  Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, sarà allestita nel 2025 al MOLAA a Long Beach, Califonia USA. 

Le linee e i concetti curatoriali si diramano lungo le sale degli spazi espositivi della Fondazione Bevilacqua La Masa, con  l’implicita premessa di indagare il tema “Stranieri ovunque” titolo di questa 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La  Biennale di Venezia. 

La mostra presenta diverse sezioni che creano un approccio differente a questo cruciale argomento, facendo emergere  idee e concetti dal corpus delle opere evidenziando dualità, tensioni, conflitti e fratture nella nostra cultura e storia. L’artista ha sviluppato inizialmente una forte narrativa ponendo l'accento sull'esperienza di essere straniero nel mondo.  Dal punto di vista dei molti a cui manca un territorio dove trovare rifugio e sopravvivere. Parla di chi nella fuga siscontra  con confini politici ed economici, sempre estranei ed escludenti; dallo specchio che non ci riconosce, che dubita,  osserva, ignora e distorce. Da specchi che non includono identità e generi, al di là delle classificazioni e discriminazioni  obsolete. Dalle case in cui prevale la violenza, esercitata da coloro che ne hanno raccolto il testimone, come un pugnale  che segna arbitrariamente confini che definiscono il loro potere di piccoli patriarchi, a scapito della vita delle donne e dei bambini, vulnerabili e indifesi. Dalle comunità più sagge e coerenti che hanno dovuto nascondersi per difendere i propri luoghi sacri e salvare il mondo dalla barbarie, a cui ha condotto la logica dell'avidità e del consumo eccessivo. La mostra è divisa in sei sezioni. L’esperienza estetica inizia con l'installazione “Segni per guidarci verso l'esilio”, che  mette in discussione il concetto e le esperienze di migrazione avvenute prima, durante e dopo il nostro tempo, ed  evidenzia come una comunità possa contribuire a smantellare l'orrore e le ingiustizie. Attraverso l’opera “Identità”,  alcuni specchi concavi di sicurezza, che rivestiranno completamente la sala, osserveranno e distorceranno la nostra  immagine. Specchi mappati e truccati, con linee dure e confinanti, specchi rotti in un universo rotto. “Barbed Borders”  esplora la sofferenza che causa i confini. Sono linee imposte che si oppongono alla necessità, alla sopravvivenza e alla  comprensione, cicatrici che sanguinano il mondo. Linee che ci inseguono per tutta la vita, inscritte sul corpo, incise nei  piedi, nelle impronte che lasciamo. Linee crudeli, spigoli malati e mortali. L’installazione “Totem rotolanti di gomma e  oro” introduce il visitatore alla mobilità e nei totem urbani su ruote, ruote incise a mano che un tempo erano strumenti  di memoria, timbri cilindrici che hanno impresso la storia in tutte le culture dell'umanità. Le ruote occidentali hanno  cambiato l’andamento della corsa, dando priorità alla velocità e all'oblio per continuare a travolgere. Questi pneumatici  riciclati rivendicano la direzione opposta alla modernità; invece di servire sulle autostrade e ai veicoli del potere, si  muovono all'indietro, azionati manualmente per ricordare e rendere visibile ciò che la velocità aveva lasciato dietro di  sé, per non vederlo più. Un totem mobile dell'iconografia indigena di tutte le Americhe, ricami e ceramiche, stele e  oggetti in pietra provenienti da diverse regioni e culture. “Nel punto di fuga delle ombre” l’artista riflette sulla cultura  come casa che portiamo all’interno di un rifugio sopravvissuta all’ombra di tutti i poteri. Infine, “Feathers of a spiral  sunrise”, e un viaggio attraverso una spirale senza fine, la saggezza che semina e germina in cicli, un compendio rotante  di voli collettivi e accattivanti. Lumaca dalle ali circolari e labirintiche, una cresta orizzontale e infinita, veste  architettonica e rituale, uno spazio dove tutti possono entrare e abitare. 

La mostra è realizzata con il sostegno di William S. & Michelle Ciccarelli Lerach e Santiago García Galván. 

Betsabeé Romero è un'artista che ha avuto l'opportunità di vivere e produrre il suo lavoro in paesi, culture e contesti  diversi. Gabriela Urtiaga scrive di lei «Betsabeé è uno spirito nomade sempre alla ricerca di nuove esperienze e  prospettive, con un focus sull’esame di diversi temi essenziali e urgenti per il pubblico internazionale. Lavora con una  forte consapevolezza di questioni come la migrazione, i ruoli di genere, le tradizioni culturali, la religiosità, il meticciato  e la memoria individuale e collettiva. Il suo metodo di trasgredire i limiti delle diverse categorie stabilite, di rendere  visibile l'ingiustizia nel mondo come punto di esame e invito all'azione, viene ridefinito come un impegno comunitario  attraverso un dialogo tra arte, giustizia sociale e patrimonio, che interagiscono per il bene comune. L’artista ha  sviluppato una forte narrativa iniziale che si concentra sull’esperienza di essere straniero nel mondo, e dal punto di vista  di molti a cui manca il territorio per cercare rifugio e sopravvivere». 


La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione e una brochure disponibile per i visitatori.  


Info 

Dal mercoledì alla domenica dalle 10:30 alle 17:30 | Ingresso gratuito | Tel. +39 041 2747555 


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