Cari lettori, il mese scorso vi ho scritto di Jannis Kounellis, un'artista che della materia faceva la sua cifra stilistica. In questo numero, vi parlerò di Cy Twombly, che del segno libero fa il suo stile.
Nell’universo dell’Arte Contemporanea, Cy Twombly (Lexington, 25 aprile 1928 – Roma, 5 luglio 2011), si erge come una figura enigmatica e affascinante; a prima vista, le sue opere possono sembrare semplici scarabocchi su una tela, segni caotici e disordinati privi di significato apparente.
Tuttavia, ad una più attenta osservazione, rivela una profondità e una complessità che trasformano ogni tratto in una narrazione visiva densa di significati, prima che gli stessi si presentino. Egli è ascrivibile stilisticamente all'espressionismo astratto di influenza americana, ma con una forte, a mio avviso, componente di cultura europea.
Parlando della sua arte, Twombly non la definisce simbolica: i suoi segni non sono simboli da interpretare, ma tracce dell’esperienza pittorica, semplici testimonianze del momento in cui si era trovato a tracciare le linee: alla base c'è un disimparare tutto ciò che aveva imparato negli anni ed arrivare al pensiero prima del linguaggio e della scrittura. L'artista non rappresenta nulla, se non quello che si vede, non è superficiale, è leggero, si esprime nel togliere.
Le opere che produce alla fine degli anni ’60, assomigliano a grandi lavagne: sono grandi pannelli con sfondo grigio o scuro, su cui Twombly traccia, in vari modi, segni simili a scritte in corsivo.
Twombly seduto sulle spalle di un amico disegna e dipinge, mentre l’assistente “mulo” cammina avanti e indietro, davanti alla tela. La casualità del gesto, concetto preso proprio dalle composizioni di John Cage, è alla base di tutta la sua produzione. I suoi lavori non sono semplici scarabocchi, bensì un’esplorazione dell’inconscio e della memoria. Il gesto pittorico di Twombly è una forma di scrittura automatica che trae ispirazione dai surrealisti, ma che va oltre, diventando un mezzo per catturare emozioni fugaci e pensieri profondi. La sua tecnica pittorica, apparentemente spontanea, è in realtà frutto di una profonda riflessione, in cui il segno è inteso come un’estensione del pensiero e dell’emozione.
Le pennellate che scorrono sulla tela, ora leggere e luminose, ora scure e dense, incarnano la dualità tra luce e ombra, tra vita e morte, creando un ponte tra il mito antico e l’esperienza umana contemporanea.
L’opera di Cy Twombly è, infatti, una continua oscillazione tra luce e ombra, tra la chiarezza della forma, il caos del segno, e la vitalità del gesto. Le sue tele ci ricordano che l’arte non è solo rappresentazione, ma è anche evocazione, una finestra aperta sull’inconscio collettivo e personale.
Le sue opere non sono semplici segni casuali, ma riflessioni sul tempo, la memoria e l’esistenza; sono una poesia visiva che continua a risuonare nel mondo dell’arte. L'artista ha un fare pittorico senza alcun riferimento alla rappresentazione, ma totalmente impegnato nell'atto di presentare un'espressione prima della conoscenza di una grafia simbolica, che porterà nel tempo alla scrittura. A conclusione, posso affermare che Twombly è un poeta dell’astrazione, un creatore di mondi in cui la luce e l’ombra coesistono, e dove il gesto pittorico diventa un atto di evocazione.
Lettura consigliata – PAGINAPIEGATA Introduzione all'arte contemporanea dal II° dopoguerra ad oggi. Autore, Claudio Brunello, Il libro è disponibile alla Libreria La Bassanese di Bassano del Grappa e alla libreria Cuore d'inchiostro di Rossano Veneto. Visione consigliata il canale Youtube “Paginapiegataarte”