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La via dell'essere

Demetrio Battaglia
Demetrio Battaglia
30 agosto 2022
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La via dell'essere
“l’aut aut tra avere ed essere non è un’alternativa che s’imponga al comune buon senso. Sembrerebbe che l’avere costituisca una normale funzione della nostra esistenza, nel senso che, per vivere, dobbiamo avere oggetti. Inoltre, dobbiamo avere cose per poterne godere. In una cultura nella quale la meta suprema sia l’avere – e anzi l’avere sempre di più – e in cui sia possibile parlare di qualcuno come una persona che ‘vale un milione di dollari’, come può esserci un’alternativa tra avere ed essere? Si direbbe, al contrario, che l’essenza vera dell’essere sia l’avere; che, se uno non ha nulla, non è nulla.”

“Avere o Essere” di E. Fromm

Questo testo, tratto da “Avere o Essere” di E. Fromm, ci indica con precisione quali sono i rapporti di forza in questa società. Non raccontiamoci frottole, è sempre stato così fin dalla nascita del mondo, ma nell’ultimo scorcio della storia umana queste condizioni hanno subito una tremenda accelerazione, come se l’Avere avesse non solo preso il trono (che già aveva in massima parte), ma avesse fatto terra bruciata dell’Essere.

Le persone che si occupano con intensità e profondità della loro interiorità sono poche, pochissime, mentre la stragrande maggioranza guarda alla spiritualità e alle pratiche che ad essa attengono, come la Meditazione, con sospetto o derisione. “Vuoi Essere? Allora è necessario Avere”, recita l’odierna società quasi fosse un comandamento, un dictat. Ma tutte le vie spirituali ci dicono il contrario: “Più possiedi e più sei schiavo del mondo”, il buddhismo c’insegna che le “cose” sviluppano attaccamento e l’attaccamento è uno dei principali veleni da cui l’uomo dovrebbe disintossicarsi.

Nelle discipline meditative i maestri, nei secoli, ci hanno insegnato la necessità di una progressiva spoliazione di tutto ciò che potrebbe essere una zavorra, che potrebbe creare legami e legacci in grado di rallentarci nel corso della conoscenza di noi stessi.

Nella tradizione induista l’uomo, dopo aver vissuto appieno la sua vita, immerso nella materialità e avendo conseguito ed esperito ogni sfaccettatura delle esperienze mondane si ritira e, con un atto di deliberata rinuncia, diventa un samnyasin, colui che rinuncia al mondo per dedicarsi a sé.

Questo dovrebbe essere il corretto atteggiamento a cui conduce la pratica meditativa nel tempo, dovrebbe cioè darci il corretto punto di vista sul mondo. Ci dovremmo accorgere che siamo “nel mondo, ma non del mondo”, come recita il famoso passo del Vangelo e quindi dedicare il nostro tempo, con dedizione e disciplina, al nostro Essere non più all’Avere.

La via dell’Essere non potrà mai e poi mai passare attraverso l’Avere, poiché l’Avere fin troppo spesso per noi è sinonimo di Possedere.

Mi auguro che questa riflessione possa esservi utile nel vostro cammino perché quando si è pellegrini in cammino, sul Sentiero della Liberazione, è necessario viaggiare leggeri.

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L'autore

Demetrio Battaglia

Ricercatore, scrittore e informatico