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SPAZIO ZEN Marzo 2023

Gianni Zen
Gianni Zen
27 febbraio 2023
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SPAZIO ZEN Marzo 2023
I recenti episodi di violenza, diretta o mascherata, oppure alcune situazioni tragiche o di fragilità che hanno coinvolto studenti, docenti o genitori, ci dicono tante cose.
Anzitutto, che non bisogna abbassare la guardia.
Tra bullismo e cyberbullismo i casi oramai non si contano. Anche se le azioni che intraprendono le scuole non sono poche, tanto da riuscire nella gran parte delle situazioni ad arginare questi comportamenti, i quali sono comunque eccezioni e casi isolati.
Ma il problema è il contesto, è l’aria che si respira, sono i valori che sottotraccia ci determinano, e tutto questo non facilita il compito educativo, anzitutto delle famiglie, e poi delle scuole. E tra famiglie e scuole si dovrebbe parlare uno stesso linguaggio educativo, per essere incisivi. Uno stesso linguaggio.
Perché la violenza è pane quotidiano del nostro vivere, basta dare un’occhiata alle serie televisive e ai diversi social.
Per cui tutti, a parole, invochiamo pace e fraternità, ma sappiamo, poi, che in fondo sono altri i sentimenti e i comportamenti che dominano le nostre giornate. A livello politico, economico, sociale.
Vediamo le guerre, sempre più vicine, ma a un certo punto le trattiamo con una punta di fastidio, perché, persuasi, che così è sempre andato il mondo. Per cui anche la guerra, oggi, nel cuore della nostra Europa quasi quasi non ci riguarda. Mentre così non è, e non può essere.
Anzi, facciamo finta che noi stessi oggi non siamo in guerra, anche se le interdipendenze ci dicono altro, e facciamo finta che tutto continui come se ancora fossimo un villaggio globale, in piena globalizzazione, mentre siamo già oltre, con le geopolitiche a ritrovarsi velocemente ridisegnate, cambiate, senza nemmeno che ce ne accorgiamo, e cambiati sottotraccia anche i nostri stessi comportamenti. Dispersi tra realtà e metaverso, come si suol dire oggi.
Allora è difficile immaginare che la scuola, cioè l’unico cuore formativo trasversale del nostro vivere sociale, rimanga immune, quasi un mondo separato, distinto e distante dalla vita reale.
Del resto, quanti sono i giorni che sono stati dedicati, con pagine su pagine, a Matteo Messina Denaro, quasi fosse una star, mentre nemmeno un trafiletto a fratel Biagio, morto a Palermo dopo una vita dedicata a chi ha bisogno? Eppure entrambi siciliani, ma di due Sicilie, due mondi, due realtà diverse. Cioè il mito negativo che cancella il positivo. Eppure, grazie a Dio e agli uomini, è il positivo che deve e dovrebbe essere al centro delle nostre vite.
E i ragazzi con i giovani hanno bisogno di esempi positivi, e le famiglie stesse sentono, chiedendo tante volte aiuto alla scuola, che solo il positivo, cioè quelli che un tempo si chiamavano “i valori”, possono aiutarle a crescere bene i loro figli.
La scuola, con i progetti di “educazione” integrativi il percorso scolastico, cerca da anni di porre un freno a questo clima di violenza quotidiana, quasi violenza banale, soprattutto in alcune zone, nella speranza che il raccordo scuola-famiglia da un lato, e l’investimento sulla conoscenza, dall’altro, possano corazzare anche eticamente i nostri ragazzi e i nostri giovani. Per una educazione, si diceva un tempo, alla cittadinanza attiva, aperta, solidale.
Insomma, oggi più di ieri, a scuola prima delle materie e degli indirizzi di studio vale lo sfondo educativo, vale il continuo richiamo ai valori della convivenza sui quali poi coltivare la cultura, cioè quella libera ricerca, attraverso i contenuti, dei significati di noi stessi e del mondo all’interno del quale ci troviamo a vivere.
Un mondo, cioè un’epoca storica, che non ci siamo scelti, ma che chiede anche a noi un atto di comune responsabilità.
E quei valori, cioè quel che vale veramente, hanno sentieri diversi, da quello emozionale, a quello relazionale, poi conoscitivo, estetico, spirituale, cioè legato alle domande di senso, dunque esistenziale.
E le scuole, con i loro POF, cioè piani dell’offerta formativa, sono tenute a delineare il profilo educativo che fa da fondo delle proprie proposte culturali e scolastiche. Sono questi gli aspetti più importanti di una scuola, prima dei muri, delle tecnologie, delle materie, dei tanti progetti.
Per cui è bene che i genitori, ma anche i ragazzi stessi, diano un po’ un’occhiata a questi profili, e poi, sentendosi parte attiva, facciano delle proposte concrete di valorizzazione dei momenti di approfondimento e di dialogo. Perché le scuole possano sempre più diventare, e questo è il valore aggiunto più visibile delle scuole italiane, rispetto a modelli di altri Paesi, sì dei campus culturali e sociali, ma prima dei campus educativi, di ricerca in comune, dialogando, dei valori ma anche dei limiti del nostro tempo, per poter costruire un domani che sia, appunto, lontano dai modelli di violenza oggi dominanti.

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L'autore

Gianni Zen

Gianni Zen, laureato in filosofia, ha dedicato la sua vita professionale alla scuola, prima come docente e poi come dirigente scolastico in importanti scuole del vicentino quali l’Istituto Rossi di Vicenza e il Liceo Brocchi di Bassano. Sotto la sua guida il liceo bassanese ha conosciuto una crescita repentina fino a diventare il secondo istituto d’Italia per numero di ragazzi frequentanti. Persona estremamente attiva, è da sempre sostenitore di una grande riforma del mondo della scuola. In “Spazio Zen” dirà la sua su temi di attualità legati al mondo della scuola e del lavoro.