Cantiere Olimpico
Anna Zaccaria
01 dicembre 2025Le storie che fanno la storia
Johnny Lazzarotto è un giornalista bassanese, commentatore sportivo e grande appassionato di sport. Da alcuni mesi ha lanciato il suo nuovo podcast “Cantiere Olimpico” distribuito sulle principali piattaforme. Con le olimpiadi di casa Milano Cortina 2026 ormai alle porte, ci siamo fatti raccontare un po’ di lui e di questo Cantiere Olimpico che ormai è una bellissima realtà e che sarà dedicato alle olimpiadi, alle bellissime storie di sport da sempre collegate e non solo alle gare nei giorni delle competizioni.
Johnny, per cominciare: come ti presenteresti a chi ancora non ti conosce?
Faccio il giornalista, sono da sempre appassionato di sport e ho avuto la fortuna di nascere e crescere a Valstagna, terra di campioni olimpici e mondiali di canoa. Con il tempo, affiancando alla cronaca e all’attualità quotidiana che seguo per le emittenti tv Telechiara e Tva Vicenza, ho comunque sempre portato avanti questa mia attitudine al racconto sportivo. Prima come speaker in riva al Brenta accanto a mio nonno; poi con articoli, poi ancora con telecronache in tv a partire dai giochi olimpici di Atene 2004 e ora con questo podcast.
Da dove nasce l’idea di “Cantiere Olimpico”?
È L’evoluzione di un percorso. La mia passione per le Olimpiadi nasce da Barcellona 1992. Avevo 11 anni e Pierpaolo Ferrazzi, atleta della mia Valstagna, vinse l’oro olimpico in canoa tra le acque del fiume Segre, in Spagna. Al suo ritorno ci fu una grande festa in piazza e da allora questa mia passione non si è più fermata. La canoa, come altri sport considerati erroneamente “minori”, è fatta da atleti e atlete che si allenano ogni giorno, per ore, senza né stipendi faraonici né visibilità. Al massimo una copertina gliela si dedica in caso di vittoria olimpica. Ma sono pochissimi. La maggior parte di questi atleti faticano e sudano lontano dai riflettori, senza alcuna gratificazione. Storie pazzesche, di chi fa mille sacrifici per la propria passione. Cantiere Olimpico nasce proprio dalla voglia di raccontare storie, e vicende, che meriterebbero copertine e prime pagine ogni giorno. Storie poco conosciute ma davvero meravigliose.
Cosa rende questo podcast diverso dagli altri che parlano di sport?
Cantiere Olimpico parla innanzitutto di quelle discipline sportive che salgono alla ribalta solo alle Olimpiadi. Non parlo di calcio ad esempio, né di sport che già hanno spazio mediatico. Parlo di discipline e atleti poco conosciuti, ma già vincenti. O di quelli che saranno i prospetti più interessanti verso le prossime Olimpiadi. Averlo chiamato poi “Cantiere Olimpico” mi permette di spaziare anche a tematiche extrasportive, sempre inerenti ai giochi. Le infrastrutture, i cantieri veri e propri; tutte quelle curiosità e vicende che difficilmente si trovano sui media tradizionali. Ogni puntata dura non più di 10-12 minuti e anche questo è un aspetto che a mio parere facilita l’ascolto. Da fruitore di podcast, amo quelli in “pillole”.
Da qui alle Olimpiadi, cosa ci possiamo aspettare dai tuoi approfondimenti?
Uno sguardo aggiornato ai cantieri veri e propri che tra Cortina e Milano avanzano più o meno spediti per completare le infrastrutture olimpiche. Il racconto di storie e atleti che tra ghiaccio e neve a Milano Cortina potrebbero essere protagonisti ma anche qualche focus che guardino oltre, a Los Angeles 2028 e non solo.
E dopo le Olimpiadi? Il “Cantiere” continuerà a costruire qualcosa?
L’idea è di continuare, certo. Cantiere Olimpico non ha scadenza e tra Olimpiadi estive e invernali, da qui ai prossimi anni gli appuntamenti a cinque cerchi saranno tantissimi, così come le storie da raccontare. Dopo Milano Cortina 2026 ci sarà Los Angeles 2028; poi ancora le Olimpiadi invernali sulle Alpi Francesi nel 2030 e quelle estive a Brisbane 2032. E via così. L’intenzione è quella di continuare a raccontare il tutto, con passione!
Una curiosità finale: se dovessi scegliere un solo momento olimpico che ti rappresenta, quale sarebbe e perché?
Ce ne sono tanti; le medaglie d’oro nello short track di Arianna Fontana raccontate in telecronaca per Eurosport; o quelle di Daniele Molmenti e Giovanni de Gennaro per la canoa tra il 2012 e a Parigi 2024. Ma il primo ricordo, quello che scelgo come momento olimpico è datato Vancouver 2010. Sky Sport mi chiamò per commentare le gare di hockey ghiaccio e per la prima volta, anziché come spalla tecnica, ero in cabina di commento come prima voce. Alla partita inaugurale ero in postazione, ed era tutto pronto per cominciare. Quando si accesero le telecamere mi mancò il respiro; dopo pochi secondi iniziai a parlare e lentamente la tensione si sciolse. Ma in quel momento sentii le “farfalle nello stomaco”. Stavo raccontando le Olimpiadi come telecronista. Ed era bellissimo. Cantiere Olimpico, il podcast, è la naturale continuazione di questo sogno che ancora continua.
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L'autore
Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.