"chissà cosa ne pensa gesù..."
Gianni Zen
28 novembre 2025“Chissà cosa ne pensa Gesù…”.
Così l’altro giorno un bambino di fronte ad un presepio.
Mancano diversi giorni al Natale, ma le luci e i balocchi cominciano già ad illuminare alcune case e le nostre città.
Compresi presepi ed alberi.
Un bel segno, si potrebbe aggiungere.
Perché abbiamo bisogno di una luce speciale, visti i tempi.
Non solo di una luce esteriore, ma prima ancora di quella interiore, nelle nostre coscienze.
Oggi, mi verrebbe da dire, non è diffusa la pratica di “frequentare l’anima”, distratti da bisogni, desideri, interessi.
“Frequentare l’anima” è cioè comunque spiazzante, perché costringe un po’ tutti a toglierci le maschere.
È il tempo cantato in modo paradossale da Vasco, segnato dal “senso che non c’è”. Cioè da un vuoto rispetto all’universo dei nostri padri e nonni, segnato dal calendario di Dio.
Se un Senso non c’è, se Dio è solo una proiezione umana, ciò significa che siamo guidati solo dal darwinismo, cioè dalla lotta per la sopravvivenza?
Cioè da una società dei vincenti, e dalla colpa dei perdenti?
La più grande scoperta politica del XX secolo è stata il welfare state, cioè l’idea di un riequilibrio sociale come finalità dello Stato di diritto, con modalità democratiche, cioè solidali e sussidiarie.
Dopo il fallimento del comunismo, che pretendeva di imporre l’ uguaglianza di fatto (“compagni”) con la forza, l’Occidente ha seguito la strada della democrazia liberale, aperta, pluralista.
Segnato dalla dialettica tra uguaglianza di diritto ed uguaglianza di fatto non come status, ma come una tensione. Per una libertà intesa come responsabilità personale, prima di essere anche sociale.
Ora questa dialettica sta soffrendo, nel modello europeo, in ragione dei costi crescenti, e delle diseguaglianze che non si contano più, con la crisi degli Stati-nazione per le inter e multi-appartenenze odierne.
Districarsi, come si può notare, tra la domanda di Senso e le tante opzioni di interessi di parte, non è facile. Proprio perché il nostro tempo non ama alzare lo sguardo oltre bisogni, desideri e interessi particolari.
Detto in breve, e sul piano personale e relazionale, e sul piano più generale, ci troviamo di fronte ad un magma che oggi facciamo fatica ad inquadrare.
Qualcuno potrebbe ricorrere alla vecchia pratica di camminare verso il futuro con lo sguardo rivolto al passato, altri negando valore al passato, altri ancora cercando sempre un punto di mediazione.
Che è il proprio del fare cultura, del pensare aperto e dialogante, senza timori pregiudiziali.
Che il Natale sia un modo, ogni anno originale, per alzare uno sguardo dal presente fine a se stesso?
Sì, è vero che il presente è adesso, che “la vita è adesso”. Ma mai in forma assoluta, bensì relativa. Perché comunque “domani è un altro giorno”.
E riannodare i fili che legano i giorni, il tempo che passa, le ragioni del vivere: tutto questo ci spinge comunque oltre.
Che il Bambino di Natale ci stia dicendo un po’ questo?
Che il silenzio di Dio oggi ci stia in realtà parlando?
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L'autore
Gianni Zen, laureato in filosofia, ha dedicato la sua vita professionale alla scuola, prima come docente e poi come dirigente scolastico in importanti scuole del vicentino quali l’Istituto Rossi di Vicenza e il Liceo Brocchi di Bassano. Sotto la sua guida il liceo bassanese ha conosciuto una crescita repentina fino a diventare il secondo istituto d’Italia per numero di ragazzi frequentanti. Persona estremamente attiva, è da sempre sostenitore di una grande riforma del mondo della scuola. In “Spazio Zen” dirà la sua su temi di attualità legati al mondo della scuola e del lavoro.