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Parole piccole che avvelenano il lavoro e la vita. Le Micro-Aggressioni verbali.

Sebastiano Zanolli
Sebastiano Zanolli
27 febbraio 2025
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Parole piccole che avvelenano il lavoro e la vita. Le Micro-Aggressioni verbali.
Le micro-aggressioni verbali sono il fast food della comunicazione: veloci, facili da consumare e incredibilmente dannose a lungo termine. Un commento apparentemente innocuo può trasformare un ambiente di lavoro in un lento stillicidio di frustrazione e disillusione.
Non è necessario essere un despota per minare il morale di un team. Basta una battuta mascherata da complimento: “Non sapevo che sapessi fare presentazioni così bene”. Oppure una sottile delegittimazione: “Facci un esempio che non sia troppo femminista”. Non servono insulti palesi, solo il ripetersi costante di piccole punture d’ago che fanno sentire chi le riceve meno competente, meno credibile, meno parte del gruppo.
Ecco il problema: le micro-aggressioni sono come quei post-it pieni di regole aziendali attaccati ovunque, che nessuno legge più ma che continuano a ingombrare le pareti, come se bastasse scrivere “rispettare le procedure” per farlo accadere davvero.
La leadership aziendale ha due scelte: fingere che il problema non esista o prendere sul serio il potere delle parole. Promuovere una cultura basata sulla consapevolezza linguistica non è censura, è manutenzione ordinaria del tessuto umano dell’azienda.
Per affrontare il problema, è essenziale:
  • Educare i collaboratori sulle micro-aggressioni e il loro impatto, perché ignorare un problema non lo fa sparire;
  • Creare uno spazio sicuro per il feedback e il confronto aperto, dove non serva il coraggio di un rivoluzionario per dire “questo non va bene”;
  • Favorire una comunicazione più attenta e rispettosa, soprattutto nei ruoli di leadership, perché il potere amplifica ogni parola detta (o non detta);
  • Intervenire tempestivamente per correggere comportamenti problematici prima che diventino cultura aziendale.
Un ambiente di lavoro sano e collaborativo non si costruisce con slogan motivazionali attaccati alle pareti, ma con l’impegno quotidiano di tutti.
Le parole contano.
E a volte anche il silenzio.

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L'autore

Sebastiano Zanolli

“Fare raggiungere ad individui e squadre i propri obiettivi professionali, mantenendo la propria umanità” è la ricerca e la sfida che Sebastiano Zanolli si è dato negli ultimi 25 anni e che continua ad approfondire. Un caso abbastanza raro di formatore che continua testardamente a lavorare in azienda fondendo la pratica con la teoria. Nato nel 1964, dopo la laurea in Economia presso l’Università Ca’ Foscari, ha maturato esperienze significative in ambito commerciale e marketing, ricoprendo posizioni di responsabilità crescente: ha occupato i ruoli di Product Manager, Brand Manager, Responsabile Vendite, Direttore Generale ed amministratore delegato di brand di abbigliamento in aziende come Adidas e Diesel. Si è occupato di politiche di Employer Branding come consulente di Direzione e presta la sua opera sulle strategie e progetti di Heritage Marketing. È autore di 7 volumi di grande successo: “La grande differenza” (2003), “Una soluzione intelligente” (2005), “Paura a parte” (2006), “Io, società a responsabilità illimitata” (2008), “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” (2011), “Aveva ragione Popper, tutta la vita è risolvere problemi” (2014), “Risultati solidi in una società liquida” (2017). Tutti i libri sono editi dalla Franco Angeli.