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Intervista a Nancy Brilli

Francesco Bettin
Francesco Bettin
30 agosto 2022
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Intervista a Nancy Brilli

Attrice tra le più versatili, e popolari d’Italia, molto amata e seguita, Nancy Nicoletta Brilli, in arte solo Nancy Brilli ha smesso da poco di essere in scena (è venuta anche a Vicenza) con Chiara Noschese, nella commedia di Margaret Mazzantini “Manola” che proprio con la stessa Mazzantini aveva interpretato anche venticinque anni fa. Uno spettacolo che allora portava la firma registica di Sergio Castellitto, mentre ora la regia era di Leo Muscato. Una performance di grande successo, che ha visto teatri pieni ovunque e grande gradimento del pubblico. L’attrice romana ha debuttato nel cinema con Pasquale Squitieri, in “Claretta”, e in teatro con Pietro Garinei. Nella sua vita artistica non si è fatta comunque certo mancare nulla, cinema teatro e tv l’hanno sempre avuta tra le sue protagoniste eccellenti. Donna di grande fascino e attrice che può spaziare in generi diversi, Nancy Brilli si racconta anche a noi, con brio e tanta gentilezza.

Nancy buongiorno, volevo chiederle quale spettacolo dei suoi ricorda con più affetto, o quale partner cinematografico o teatrale. A dire il vero non c’è, nel senso che ogni spettacolo e ogni attore o regista incontrato mi hanno dato qualcosa, amando o anche detestando qualcosa di loro. Mi piace però citare un regista che è Marco Sciaccaluga, che mi ha insegnato a vedere delle cose mie che non avevo mai visto, una vera lezione.

Tanti film, tanta televisione, e tanto teatro. Ma lei Nancy ci pensa mai a mettere in scena qualcosa di suo, a fare la regista? Ci avevo pensato anche per questo ultimo spettacolo che ho appena terminato, “Manola”, tempo fa, poi la pandemia ha cambiato alcune cose e quando ci hanno chiesto se lo volevamo riportare in scena abbiamo pensato insieme a Chiara Noschese che era meglio farsi dirigere, pensando che forse sarebbe stata una gran fatica oltre a recitare anche dirigere la commedia. 

E a proposito di “Manola” e del suo successo cosa ci dice? Contenta di questa avventura? Certamente, ero stata una delle due interpreti anche tanti anni fa assieme all’autrice, Margaret Mazzantini. Per il ritorno sulle scene dopo tutto quello che la pandemia ha creato pensavo a qualcosa di forte, di speciale così ho pensato proprio a “Manola”, chiedendo a Margaret di riadattarlo, le due donne chiaramente sono viste venticinque anni dopo quella nostra prima volta…dire le stesse cose a due età diverse ha un significato completamente differente, anche se molto di quello spettacolo iniziale è rimasto, la giocosità e la follia ad esempio. E’ uno spettacolo che dà la possibilità alle due attrici protagoniste di misurarsi su vari registri, che è una cosa molto rara in teatro. Ci siamo divertite molto e il pubblico lo stesso, ne sono certa visto la felicità che ci hanno dimostrato.

Praticamente uno spettacolo che proprio a causa dei vari registri recitativi offre una prova artistica importante o sbaglio? Assolutamente si’, posso dire che è stata una bellissima sfida, in questo testo era la cosa più importante di sicuro e guai se si sbagliava qualcosa.

Di Margaret Mazzantini come autrice cosa si sente di dire? A mio avviso è un’autrice e scrittrice importante tra i contemporanei. Sicuramente è così, e il fatto che essendo vivente possa anche esser riuscita ad adattare un testo è stato un sogno.

Dopo tanto tempo perduto, pandemia, virus che sono ritornati, teatri chiusi pensa che ora sia arrivata la tanto agognata normalità? E’ stato tutto molto difficile, questo lo abbiamo potuto vedere coi nostri occhi, ora si tratta di ricominciare, come abbiamo già provato a fare in questo periodo appena passato, a livelli alti, nel senso di offerta al pubblico. E’ importantissimo far vedere cos’è andare a teatro, far divertire le persone, altrimenti non riusciamo a far uscire di casa gli spettatori. E’ ancora tutto difficile per una certa titubanza nell’aria di ritornare in tranquillità nelle sale, c’è ancora tanta paura ma dobbiamo mettercela tutta, noi addetti ai lavori.

Quindi per arrivare al cuore degli spettatori bisogna fare come mi ha detto, impegnarsi e crederci offrendo proposte di qualità? C’è anche qualcos’altro di cui tener conto? Non credo ci sia una regola. In teatro ad esempio serve avere molta tecnica, poi bisogna riuscire “a sentire” il pubblico, riuscire anche a distinguerlo intendo. Bisogna essere attenti in questo, da parte nostra, è così che si arriva a conquistare quei cuori, ad arrivare a loro.

Anche perché come si dice probabilmente ogni sera la gente cambia, non è certo la stessa, e ogni replica immagino sia diversa anche per voi. Assolutamente si’, ogni pubblico è diverso dal precedente e ogni recita cambia a seconda di chi si ha davanti, delle loro reazioni. In “Manola” era richiesta una concentrazione speciale, uno sforzo di attenzione perché il testo, e il nostro agire, portavano una slavina di parola ed emozioni. 

Parliamo di lei, Nancy. Ha avuto il sacro fuoco della passione per fare l’attrice fin da giovanissima? Per niente. E’ vero che il mio primo spettacolo l’ho fatto a 4 anni, dalle suore. Poi, più in là negli anni, ero compagna di classe della figlia di Pasquale Squitieri, Vittoria. La prima svolta è stata lì, quando il regista mi ha chiesto di fare il mio primo film, “Claretta” appunto, avevo diciannove anni. Mi sembrava una bella occasione per divertirmi, e andar via da casa. Ho scelto in seguito di fare davvero questo mestiere, stando in palcoscenico al teatro Sistina, quando Pietro Garinei mi prese per “Se il tempo fosse un gambero”, con Enrico Montesano. Da lì in poi non ho mai più smesso.

Fare spettacolo possiamo dire che è un’arte estrema, che può portare a dei disagi psicologici? Certo non è un lavoro per persone dallo stomaco delicato, questo è sicuro. Bisogna essere molto forti.

All’inizio della sua carriera come vedeva il mondo artistico? Che livelli di stress si provano? Agli inizi ero sempre abbastanza staccata dalla realtà di tutti i giorni, e tra l’altro stare sul set è una realtà a sé stante, o meglio, che non esiste. Se ci si ammala poi il film, o la serie che si sta girando non si va avanti, e uscendo da uno stato come questo si rischia di perdere sul serio la vera dimensione della vita. Per fortuna a me non è capitato. 

E del successo facile facile, a cui molti ambiscono, cosa pensa? Ah per quello c’è la televisione, i talent, non certo il teatro. Ma lì non c’è gavetta, e sono pochi ad arrivare veramente.

Chiuderei con questa domanda Nancy, ringraziando della gentilezza e della disponibilità, cosa bella da vedere per noi. Cosa vuol dire fare l’attrice al giorno d’oggi? Come ho detto prima bisogna essere persone molto salde. Personalmente mi sono molto concentrata in questi ultimi anni sul teatro, anche se è stato un tira e molla continuo con il lockdown e tutto il resto. Ho anche pensato di non farcela, se la cosa fosse durata ancora per tanto, ma fortunatamente c’è sempre qualcosa che ci tiene in piedi, svegli, nella nostra ragione. Meno male.

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L'autore

Francesco Bettin

Francesco Bettin si occupa di teatro, cinema, poesia, libri, eventi vicini e lontani, personaggi e interviste. Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso articoli e interviste a scrittori, giornalisti, attori e artisti.