CULTURA

Luigi Tenco - Esseri Di-Versi

Andrea Marchioro
29 settembre 2025
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Luigi Tenco - Esseri Di-Versi

Tutto ciò che emanava, scriveva, interpretava, anche il modo in cui si ribellava alle cose, agli eventi a ciò che gli stava stretto, tremendamente stretto, erano poesia. Poesia allo stato puro, assoluto, il livello più puro che io abbia mai conosciuto.

Basta riguardare alcune sue interviste o video su You Tube ancora oggi per rendersene conto.

Spesso solo e troppo superficialmente relegato alla figura cantautorale, Luigi Tenco era dotato di un’ecletticità artistica unica, a tutto tondo che ne aveva fatto, un attore, musicista e scrittore già completo, pur a dispetto della sua giovane età (Cassine 1838 – Sanremo 1967).

Eravamo alle porte degli anni ’70 in pieno fervento culturale e sociale.

Lui che fin da giovane non voleva apparire, tanto timido e introverso (aveva esordito nella musica con gli pseudonimi di “Gigi Mai”, “Dick Ventuno” e “Gordon Cliff.”) trovò il successo solo con il suo vero nome e con il suo vero volto, quel volto così intenso e malinconico, dai lineamenti così perfetti che tanto riusciva a trasmettere, a comunicare dalla profondità dell’anima e tanto faceva innamorare…

Quell’amore che non gli bastava mai….

Quel successo, che non gli bastava mai….

….tanto sperato quanto agognato, intenso e amaro da cui volle presto distanziarsi, abbandonandosi all’eternità.

“Io compromessi non ne ho fatti mai, con nessuno, perché non ne so fare, non riesco a venire a patti con la coscienza, cioè con certe mie convinzioni...”

A Genova aveva imparato a suonare il sax, il clarinetto e il pianoforte suonando con musicisti del calibro di Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André con cui strette una fortissima amicizia, e si era iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche che lasciò quasi subito, dopo aver sostenuto i primi due esami.

Un altro destino lo attendeva evidentemente...ed era alle porte…

Nel 1961 esordì con il suo primo lp 45 giri intitolato “I miei giorni Perduti”.

“..per chi lo conosceva bene...l’orrore il disgusto per l’ingiustizia, soprattutto sociale, era accompagnato da una ferma volontà di cambiare le cose e questo lo confortava di un certo ottimismo..”

Parole di Fabrizio De André che sette anni dopo la sua morte gli dedicò la canzone “Preghiera in Gennaio”.

In questi giorni di pioggia ascolto i suoi vinili, alcuni passi straordinari in “Vedrai, Vedrai” o in “Lontano Lontano” ancora così attuali da non essersene mai andati con lui.

Mi sono innamorato di te

Mi sono innamorato di te
Perché non avevo niente da fare
Il giorno volevo qualcuno da incontrare
La notte volevo qualcosa da sognare

Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Il giorno volevo parlare dei miei sogni
La notte parlare d'amore

Ed ora che avrei mille cose da fare
Io sento i miei sogni svanire
Ma non so più pensare
A nient'altro che a te

Mi sono innamorato di te
E adesso non so neppur io cosa fare
Il giorno mi pento d'averti incontrata
La notte ti vengo a cercare

Letture consigliate: “Lontano, Lontano. Lettere Racconti interviste” di Luigi Tenco, Il Saggiatore 2024, “Io Sono Uno” Canzoni e Racconti, Dalai Editore 2002. “Un Uomo Solo”, di Antonio Iovane, Mondadori 2022.

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L'autore

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