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La terra di nessuno esiste. E probabilmente è il posto più importante dove andare.

Sebastiano Zanolli
Sebastiano Zanolli
29 dicembre 2025
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La terra di nessuno esiste. E probabilmente è il posto più importante dove andare.
Un’amica - chiamiamola Giulia59 - a sessantasei anni confessa “Io non so più chi sono. E sai cosa? Mi va benissimo così.”
Appena andata in pensione dopo quasi quarant’anni da bancaria. Quarant’anni di certezze, procedure, obiettivi misurabili. E adesso?
Adesso si sveglia e non sa cosa mettersi. Letteralmente. “Prima sapevo sempre cosa indossare,” mi ha detto. “Ora apro l’armadio e penso: per chi mi vesto? Per cosa?”.
È entrata in quello che l’antropologo Arnold van Gennep chiamava “spazio liminale” dal latino limen, soglia. Victor Turner ci costruì sopra una teoria intera: è quel territorio del “non più ma non ancora” che attraversiamo durante le trasformazioni più profonde.
Il problema è che tutti vogliono saltarlo.
Viviamo in una cultura dell’efficienza che tollera malissimo l’incertezza. Quando cambiamo lavoro, quando riprogettiamo la carriera, quando ripensiamo il nostro ruolo, cerchiamo subito la nuova destinazione.
Ma Giulia59 aveva ragione. Non sapere chi sei non è un bug del sistema. È necessario.
La ricerca sulla liminalità ci dice cose interessanti: Turner scoprì che negli spazi liminali si crea quello che chiamò “communitas”, un senso di uguaglianza e cameratismo tra chi condivide la stessa esperienza di transizione. Per questo i gruppi di supporto funzionano. Per questo quando racconti a qualcuno “sto cambiando lavoro” e lui ti risponde “anch’io”, nasce subito una connessione.
Ma c’è di più. Van Gennep osservò che la liminalità comporta una separazione dalle identità precedenti. Turner sviluppò questo concetto descrivendo i partecipanti ai riti come spogliati delle loro normali gerarchie sociali. Non è perdita. È liberazione.
Il paradosso della liminalità professionale. Più cerchi di uscirne velocemente, più rimani bloccato. Il trucco è smettere di correre e iniziare a fluttuare.
Ma quello spazio di sospensione non è vuoto. È fertile.
Tre cose che la ricerca ci dice sulla liminalità:
È temporanea ma non ha tempi fissi. Van Gennep documentò rituali di passaggio che duravano giorni e altri che duravano anni. Il tuo cervello ha i suoi tempi.
È caratterizzata da bassa energia. Non è depressione. È una sospensione temporanea delle regole normali come se ti dessero il permesso di non essere più “quello di sempre”.
Crea spazio per nuove possibilità. È in questo vuoto apparente che nascono le intuizioni più importanti sulla direzione futura.
Giulia59 ora si dedica a una attività di estetica. Aveva probabilmente sempre voluto farlo ma non se lo era mai detto. La domanda non è: “Come esco da qui?”. La domanda è: “Cosa mi sta insegnando non sapere chi sono?”. Perché quel territorio scomodo non è una deviazione. È la strada.
E se stai pensando di essere in uno spazio liminale mentre leggi queste righe, probabilmente ci sei già. Il fatto stesso di porti questa domanda è il primo indizio.

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L'autore

Sebastiano Zanolli

“Fare raggiungere ad individui e squadre i propri obiettivi professionali, mantenendo la propria umanità” è la ricerca e la sfida che Sebastiano Zanolli si è dato negli ultimi 25 anni e che continua ad approfondire. Un caso abbastanza raro di formatore che continua testardamente a lavorare in azienda fondendo la pratica con la teoria. Nato nel 1964, dopo la laurea in Economia presso l’Università Ca’ Foscari, ha maturato esperienze significative in ambito commerciale e marketing, ricoprendo posizioni di responsabilità crescente: ha occupato i ruoli di Product Manager, Brand Manager, Responsabile Vendite, Direttore Generale ed amministratore delegato di brand di abbigliamento in aziende come Adidas e Diesel. Si è occupato di politiche di Employer Branding come consulente di Direzione e presta la sua opera sulle strategie e progetti di Heritage Marketing. È autore di 7 volumi di grande successo: “La grande differenza” (2003), “Una soluzione intelligente” (2005), “Paura a parte” (2006), “Io, società a responsabilità illimitata” (2008), “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” (2011), “Aveva ragione Popper, tutta la vita è risolvere problemi” (2014), “Risultati solidi in una società liquida” (2017). Tutti i libri sono editi dalla Franco Angeli.